Flow: (scopri i benefici del) sentirsi pienamente immersi in un’attività

Hai presente quella sensazione di quando da bambino giocavi, sentendoti pienamente immerso nell’attività che stavi facendo? Ebbene, quello stato mentale di beatitudine, di esperienza ottimale, si chiama “flow”. Flusso, in italiano. La concentrazione si affina, il tempo inizia a scivolare via con estrema velocità e tutto il resto del mondo, preoccupazioni incluse, sembrano un qualcosa […]

Hai presente quella sensazione di quando da bambino giocavi, sentendoti pienamente immerso nell’attività che stavi facendo? Ebbene, quello stato mentale di beatitudine, di esperienza ottimale, si chiama “flow”. Flusso, in italiano. La concentrazione si affina, il tempo inizia a scivolare via con estrema velocità e tutto il resto del mondo, preoccupazioni incluse, sembrano un qualcosa di infinitamente distante.
Nel nostro mondo, la ricerca di momenti di pura euforia nell’immersione completa nel presente è diventata una sfida (da questo punto di vista il multitasking e l’abuso dei device digitali non ci hanno aiutato). In questo articolo esploreremo il flusso, definendolo attraverso l’ottica della scienza, e vedremo come questa esperienza possa controbilanciare alcuni “mali” tipici dei nostri tempi, come per esempio l’eccessiva tendenza a distrarsi, o a vivere la giornata compressi da ansia e stress.

Cos’è il Flow?

Il concetto di flow è stato introdotto per la prima volta nel 1975 dallo psicologo Mihály Csíkszentmihályi, uno dei pionieri nella ricerca sulla felicità e la psicologia positiva. Secondo Csíkszentmihályi, si tratterebbe di uno stato di completa concentrazione e coinvolgimento in un’attività. Per capirci, è quella sensazione che si prova quando si è alle prese con attività che ci appassionano, dove ci sentiamo capaci da un lato e stimolati a migliorare dall’altro.

Esempi di attività che attivano il flusso

Lo sport, le arti, la scrittura e l’artigianato, ogni atto creativo, l’ascolto immersivo nella musica, e in genere le esperienze immersive in letture, film, paesaggi, imprese, costituiscono degli esempi lampanti di attività che possono attivare lo stato mentale del flow. Si tratta di hobby o passioni che pratichiamo per il semplice piacere che ci induce il compierle (cioè, sono esperienze autoteliche).

In sintesi: il flow è caratterizzato da una chiara percezione degli obiettivi, dalla piena utilizzazione delle proprie abilità e dalla perdita della percezione del tempo.

L’Esperienza del Flow

In uno stato di flow, il cervello funziona in modo ottimale. Csíkszentmihályi ha scoperto che quando una persona è nel flow, l’attività delle onde cerebrali si sincronizza, il ché indica una concentrazione estrema. Questo stato di concentrazione contribuisce all’efficacia dell’attività in corso e al contempo “connette” (per usare un termine in auge nei nostri tempi) la mente ancorandola al presente, permettendo così alla persona di vivere a pieno il momento.

Il flow come chiave per migliorare l’esistenza umana

Le ricerche sul flow indicano che si tratterebbe di uno stato mentale alterato della coscienza nel quale le persone sperimentano una moltitudine di benefici. (Dietrich, 2003; Sinnett et al., 2020). (…) I benefici di questo stato mentale proattivo, sono i seguenti: (a) essere in grado di lasciare andare le cose, (b) essere profondamente radicati nel presente (cioè essere pienamente immersi in ciò che si sta facendo), (c) ridurre la metacognizione e (d) avere obiettivi chiari, concentrandosi esclusivamente sul feedback immediato relativo all’attività in corso (che perlopiù corrisponde a impegnarsi nel single-tasking invece che nel multitasking).

Secondo l’articolo “Flow State as an Existential Tool to Increase Optimal Experience
and Life Enjoyment”
di Isaac Burt and Tiphanie Gonzalez – da cui è stata tratta questa citazione – il flow potrebbe rappresentare la chiave per migliorare l’esperienza umana, grazie al focus sul piacere esistenziale.

Il curioso legame tra flow e Ikigai

Ikigai è un concetto giapponese di cui si parla molto nell’ambito degli studi della longevità, che significa “ragione di essere” o “scopo nella vita”. Si basa sull’idea che ciascuno di noi ha un motivo unico per esistere, una combinazione di passioni, talenti, vocazioni e bisogni del mondo. Diversi studi parlano del ruolo dell’Ikigai nella vita dei centenari di Okinawa, che sembrerebbero continuare a condurre delle vite soddisfacenti e attive, proprio grazie a questo tipo di concezione identitaria. Trovare il proprio Ikigai, nella cultura giapponese, significa infatti scoprire ciò che ci fa sentire più vivi, soddisfatti e realizzati, anche in un’ottica di reciproco riconoscimento sociale delle proprie abilità.
Se dell’Ikigai parleremo più dettagliatamente in un articolo a parte, oggi ci interessa esplorare il legame che intercorre tra questo concetto orientale di realizzazione personale e il flow.

Ecco in sintesi i punti che li accomunano

  1. Passione e competenza: per entrare nel flow, è necessario scegliere un’attività che si ama e sviluppare le competenze necessarie. Questo processo di coltivazione delle abilità e passioni si collega direttamente all’Ikigai, poiché avvicina la persona al proprio scopo nella vita.
  2. Concentrazione e scopo: nel flow, la concentrazione è totale sull’attività in corso, e questo stato di concentrazione può portare a scoprire nuovi aspetti del proprio Ikigai, tramite l’attivazione di riflessioni più profonde e di carattere esistenziale.
  3. Fulfilment e significato: entrambe le esperienze, il flow e l’Ikigai, portano a un senso di realizzazione e significato. Quando si è nel flow, si sperimenta la gioia del momento presente, mentre l’Ikigai offre una direzione a lungo termine nella vita.
  4. Riduzione dello stress e benessere emotivo: tanto il flow quanto l’Ikigai contribuiscono a ridurre lo stress e migliorare il benessere emotivo. Il flow permette di dimenticare le preoccupazioni quotidiane, mentre l’Ikigai offre una bussola nella vita, riducendo l’ansia esistenziale.

Flow, vita nella società capitalista e salute mentale

La ricerca nel campo delle neuroscienze ha dimostrato che il flusso può avere effetti positivi sul cervello. Nel vivere tale stato mentale, vengono rilasciate endorfine, sostanze chimiche legate al benessere. Ciò può contribuire a innescare un senso di piacere nel vivere la vita, che va a controbilanciare quel senso di oppressione e svuotamento che le persone possono provare nelle routine tipiche della società capitalista, prevalentemente incentrate sui concetti di produzione e apparenza. Inoltre, il flusso può aiutare le persone anche a ritrovare una maggiore concentrazione, laddove, purtroppo, il furto dell’attenzione è diventato un vero è proprio business sistemico [ne abbiamo parlato qui].

Come si raggiunge il Flow?

Per entrare nel flusso, si deve selezionare un’attività che sfidi le proprie abilità senza superarle. Questo bilancio tra competenza e sfida è cruciale. Il flow si manifesta quando le proprie competenze sono sufficienti per affrontare la sfida dell’attività, ma non così elevate da renderla noiosa (Fong et al., 2015). Per una descrizione scientifica completa di questo particolare e importante stato mentale, suggeriamo la lettura di questa meta-analisi di 256 studi.

Conclusione

Il flusso è uno stato mentale che offre una chiara via verso un senso di benessere e realizzazione personale. Attraverso la ricerca scientifica e gli studi di esperti come Mihály Csíkszentmihályi, abbiamo una comprensione più profonda di come raggiungere e sperimentare questa condizione. Trovare il flusso nelle attività quotidiane può trasformare la propria vita in meglio, contribuendo a una migliore salute mentale complessiva.

Occorre però domandarsi in quale modo le nostre più comuni abitudini quotidiane e i nostri più comuni stili di vita, fortemente orientati ad obiettivi alienati e alienanti, siano diventati ultimamente di grave ostacolo all’esperienza ottimale del flow, sempre meno presente nelle nostre giornate. Allo stesso modo occorre anche domandarsi come sia ancora possibile proteggere e preservare questa insostituibile gamma di esperienze umane, indispensabili alla realizzazione di sé, nonostante tutto il rumore di fondo e l’inquinamento psicologico che una vita contemporanea mediamente produce. Per dirla con Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

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